mercoledì 23 maggio 2012

La mafia è una montagna di merda!



Ringrazio le ragazze e i ragazzi dell'Istituto Professionale Statale di Vittoria che oggi ci hanno ospitato, assieme a me il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Fallica e il Presidente del Consiglio Comunale Di Falco, per commemorare insieme Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Grazie anche al Preside, alle insegnanti e agli insegnanti che hanno partecipato e favorito l'incontro. Ho colto l'impressione che i giovani hanno piena consapevolezza che il sapere è una delle risorse principali per sconfiggere la mafia in tutte le sue manifestazioni; non ho colto rassegnazione e sfiducia, anche perchè la rassegnazione e la sfiducia non sono nel DNA dei vittoriesi. Ho colto positivamente la presenza di numerosi ragazzi extracomunitari, perfettamente integrati nelle loro classi, segno questo di un buon lavoro fatto dal corpo docente in questa scuola che prepara i tecnici di domani e di cui la nostra economia in trasformazione avrà tanto bisogno. Alla fine dell'incontro abbiamo deciso che ciascuno dei presenti manderà, nel corso della giornata, un mms ai propri amici e conoscenti con la frase di Peppino Impastato"la mafia è una montagna di merda", in modo tale da inondare tutto il WEB della nostra volontà di contrastare la mafia, anche nel mondo artificiale del WEB nel quale la nuova mafia tenta di diffondere il proprio messaggio di morte. Ci terremo in contatto su facebook per seguire i risultati di questa iniziativa ed anche per promuoverne di altre.




4 commenti:

  1. La mafia è un atteggiamento, prima di essere un'organizzazione criminosa. Pianta le sue radici solo dove trova terreno fertile. Se ha trovato terreno fertile nella nostra terra bisogna chiederci cosa dobbiamo cambiare a livello personale per essere attivamente inattaccabili dal mafia-pensiero. Il pensiero che nutre la mafia si concretizza nelle piccole cose, dalle micro-mazzette per trovare casa o lavoro, alle raccomandazioni, ai piccoli favoritismi - anche all'ufficio postale.

    La 'battaglia' bisogna combatterla a piccoli colpi di senso civile, diffusi, ripetuti, di cui tutti possiamo essere autori. Siamo noi che dobbiamo rendere infertile il suo terreno, cambiando il nostro modo di pensare e di agire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione e credo che i ventimila ragazzi e ragazze che oggi sono giunti a Palermo per commemorare la figura di Giovanni e Paolo condividono pienamente il tuo pensiero. Grazie per essere stata con noi con i tuoi contributi.

      Elimina
    2. Si potrebbe pensare e anche dire che la mafia ha un sottofondo culturale e si sostiene anche, come mi pare logico, che per sconfiggere la mafia occorre diffondere una cultura antimafiosa, anticamorrista, anti, anti, anti... Io sono nato qualche anno prima dell'ultimo conflitto mondiale e da quando incominciai a saper leggere e scrivere, il fenomeno mafia, tutto siciliano, in certi ambienti, era divenuto argomento di discussione, anche se in forma molto riservata. Andando avanti nel tempo, in quasi tutti i quotidiani, parlare della Sicilia era come parlare di mafia. Qualsiasi atto criminoso era legato alla mafia ed era essa che rappresentava il dominio indiscusso su tutta la Regione Sicilia. Il contrasto a questa mentalità era inesistente era la normalità del vivere civile, come nella Campania, a Napoli particolarmente, era l’esistenza del contrabbando e delle famiglie dei contrabbandieri che erano tollerati anche dallo Stato. A Napoli, il contrabbando era inteso quasi l’unico progetto economico esistente, poiché al di là c’era la disoccupazione, la fame. Cresceva così il potere della criminalità organizzata, falsamente intesa mafia, mentre si trattava di comune delinquenza al servizio delle organizzazioni malavitose, definite, dal parlare comune, mafia. Non si individuava o non si voleva individuare ne la fonte ne l’apice della gestione. Essa era un vero, autentico potere che sapeva dare tanto se lasciata in pace, essa sosteneva altro potere che traeva da questo connubio risultati così interessanti da suggerire che le cose e le condizioni socio- economiche-culturali così bene organizzate non mutassero. Niente attività produttive pulite, niente lavoro organizzato in un sistema di legalità, niente che potesse dare all’organizzazione sociale siciliana un orientamento di sviluppo compatibile e culturalmente apprezzabile. Un terreno darà buoni frutti se è depurato preventivamente a dovere dall'erba invadente, la gramigna, a nulla, vale la potatura agli alberi o l’aratura della terra e la semina, i frutti non saranno né buoni né tanti. Fai quanta cultura vuoi, parla, diffondi, trasmetti di quanto sia certamente sfavorevole, per le generazioni a venire, il persistere di un fenomeno che ha condannato per tanti, lunghi anni, la Sicilia e i siciliani a non vedere mai luce, non avrai mai risultati meritevoli, l’erba cattiva la puoi anche tagliare, essa ricresce, la delinquenza organizzata la puoi sopprimere, essa rinasce se le condizioni lo permettono; alla mafia bisogna tagliare il vertice se vuoi che la cultura avanzi, il vertice è ovunque, è arroccato e impenetrabile, ma individuabile, se ne conoscono il viso e le gesta, basta un po’ di quel tanto coraggio che c’ insegnò l’illustre Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la gramigna non attecchirà mai più.

      Elimina
  2. Si potrebbe pensare e anche dire che la mafia ha un sottofondo culturale e si sostiene anche, come mi pare logico, che per sconfiggere la mafia occorre diffondere una cultura antimafiosa, anticamorrista, anti, anti, anti... Io sono nato qualche anno prima dell'ultimo conflitto mondiale e da quando incominciai a saper leggere e scrivere, il fenomeno mafia, tutto siciliano, in certi ambienti, era divenuto argomento di discussione, anche se in forma molto riservata. Andando avanti nel tempo, in quasi tutti i quotidiani, parlare della Sicilia era come parlare di mafia. Qualsiasi atto criminoso era legato alla mafia o ad essa riconducibile, ed era essa che rappresentava il dominio indiscusso su tutta la Regione Sicilia. Il contrasto a questa mentalità era inesistente era la normalità del vivere civile, come nella Campania, a Napoli particolarmente, era l’esistenza del contrabbando e delle famiglie dei contrabbandieri che erano tollerati anche dallo Stato. A Napoli, il contrabbando era inteso quasi l’unico progetto economico esistente, poiché al di là c’era la disoccupazione, la fame. Cresceva così il potere della criminalità organizzata, falsamente intesa mafia, mentre si trattava di comune delinquenza al servizio delle organizzazioni malavitose, definite, dal parlare comune, mafia. Non si individuava o non si voleva individuare ne la fonte ne l’apice della gestione. Essa era un vero, autentico potere che sapeva dare tanto se lasciata in pace ed essa sosteneva altro potere che traeva da questo connubio risultati così interessanti da suggerire che le cose e le condizioni socio- economiche-culturali, così bene organizzate, non mutassero. Niente attività produttive pulite, niente lavoro organizzato in un sistema di legalità, niente che potesse dare all’organizzazione sociale siciliana un orientamento di sviluppo compatibile e culturalmente apprezzabile. Un terreno darà buoni frutti se è depurato preventivamente a dovere dall'erba invadente, la gramigna; a nulla vale la potatura agli alberi o l’aratura della terra e la semina, i frutti non saranno né buoni né tanti. Fai quanta cultura vuoi, parla, diffondi, trasmetti di quanto sia certamente sfavorevole, per le generazioni a venire, il persistere di un fenomeno che ha condannato per tanti, lunghi anni, la Sicilia e i siciliani a non vedere mai luce, non avrai mai risultati meritevoli, l’erba cattiva la puoi anche tagliare, essa ricresce, la delinquenza organizzata la puoi sopprimere, essa rinasce se le condizioni lo permettono; alla mafia bisogna tagliare il vertice se vuoi che la cultura avanzi, il vertice è ovunque, è arroccato e impenetrabile, ma individuabile, se ne conoscono il viso e le gesta, basta un po’ di quel tanto coraggio che c’ insegnò l’illustre Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la gramigna non attecchirà mai più.

    RispondiElimina