sabato 18 giugno 2016

Domenica? Andrò a votare.


Domenica andrò a votare, sento di doverlo fare per un dovere civico, perché Vittoria non può morire, perché vanno tenuti separati i due livelli, quello politico e quello giudiziario. La Giustizia avrà avuto, almeno lo spero, dei buoni motivi per irrompere in modo così prorompente nel momento in cui il popolo esercita un diritto fondamentale quale quello di scegliere il proprio sindaco, ma ciò non deve togliere nulla alla politica che deve continuare il suo corso e non sottrarsi ai propri doveri. Probabilmente esigenze investigative hanno reso necessario un intervento mentre la campagna elettorale è in corso, proprio per cercare conferma di talune pesanti ipotesi accusatorie. C’è sempre tempo, qualora dovessero essere confermate le accuse rivolte ai candidati, trovare rimedi secondo quanto previsto dalla legge. Vado a votare dopo avere seguito la campagna elettorale e valutato i programmi, le risorse umane che si intendono utilizzare, le concrete possibilità attuative, le necessarie mediazioni ed interlocuzioni che ciascun candidato può realisticamente utilizzare per raggiungere i propri obiettivi, l’esperienza necessaria per guidare una macchina amministrativa farraginosa e molto complicata da gestire. In ultimo ho sentito questa sera i due candidati esporre in televisione i propri progetti. Ho trovato Giovanni Moscato molto maturato, evidentemente l’esperienza consiliare è stata per lui molto significativa e intercetta oggi la voglia di cambiamento di vaste aree del mondo giovanile che aspira al cambiamento, ma non c’è quella rottura, pur anche significativa, con i retaggi e quelle nostalgie verso un passato che la maggioranza degli italiani ha definitivamente cancellato e sepolto. Quei saluti romani in piazza avrebbero richiesto non un banale compiacimento, ma una risoluta stigmatizzazione, proprio a segnare quella rottura necessaria e pur pretesa ed ostentata con la scelta di abbandonare i simboli di partito e preferire le liste civiche. Anche il programma non mi è parso adeguato ai profondi cambiamenti di cui il territorio necessita per rispondere alle nuove sfide globali. Ciò, a mio avviso, è dovuto ad una conoscenza superficiale delle dinamiche economiche e sociali che sottendono alla grave crisi che, dopo anni di relativa espansione, oggi interessa l’intera economia cittadina. Manca il progetto per una Città nuova e manca la designazione dei protagonisti capaci di rendere attuabile il progetto, cioè gli agenti del cambiamento. Cambiare il regolamento del mercato è un falso problema, può servire solo a rendere legale ciò che legale non è. Se non si capisce che il Mercato di Vittoria è un retaggio del passato e che la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli necessita di un approccio moderno in sintonia con le nuove rotte commerciali globali,  diventa velleitaria ogni aspirazione al cambiamento. Si può cambiare, ma a Vittoria occorre proporre un progetto capace di coinvolgere migliaia di produttori che innanzitutto devono sapere vincere la propria inerzia e la loro naturale resistenza al cambiamento. Vittoria ospita nel proprio territorio più di ottomila immigrati e non sono fantasmi, sono cittadini che danno il proprio contributo alla crescita di questa Città. Bisogna pur sapere se entrano, ed in che modo, dentro le politiche di sviluppo. Il Piano regolatore, i servizi sociali, le politiche per l’impiego, le forme del lavoro, le necessità abitative, non sono aspetti su cui è possibile sorvolare. Ecco, a mio avviso la destra a Vittoria non ha ancora maturato un’idea di governo per questo territorio, per questa gente, per la nostra gente. Aiello, nei confronti del quale personalmente ho sempre manifestato critiche severe, mi sembra, in mancanza di alternative, un profondo conoscitore della macchina amministrativa e rappresenta tuttora, malgrado qualcuno lo definisce un “auto-necrofago”, una larga parte del mondo produttivo di cui conosce bisogni ed aspirazioni. Il suo programma mi è parso minimale ma fortemente caratterizzato da aspetti concreti che riguardano il normale funzionamento della macchina amministrativa, ciò di cui ha bisogno Vittoria in questa fase, una ripartenza,  a cominciare dai servizi essenziali: dalla pulizia, alla riparazione delle buche stradali, dall’erogazione dell’acqua, alla manutenzione delle scuole, fino alla riorganizzazione di fiere e mercati e alla revisione del PRG. Giusto il tempo per consentire al deserto della politica di far rinascere un fiore, quella classe di giovani dirigenti avveduti e lungimiranti cui affidare il destino di questa Città.

2 commenti:

  1. Arguto e completo come sempre. Avvincente. Su alcune cose condivisibile, si alcune cose no.Sulla scelta da te suggerita mi trincero dietro un "no comment".

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    1. Grazie Francesca, ma la questione merita un approfondimento post elettorale.

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