Domenica andrò a votare, sento di
doverlo fare per un dovere civico, perché Vittoria non può morire, perché vanno
tenuti separati i due livelli, quello politico e quello giudiziario. La
Giustizia avrà avuto, almeno lo spero, dei buoni motivi per irrompere in modo
così prorompente nel momento in cui il popolo esercita un diritto fondamentale
quale quello di scegliere il proprio sindaco, ma ciò non deve togliere nulla
alla politica che deve continuare il suo corso e non sottrarsi ai propri
doveri. Probabilmente esigenze investigative hanno reso necessario un
intervento mentre la campagna elettorale è in corso, proprio per cercare
conferma di talune pesanti ipotesi accusatorie. C’è sempre tempo, qualora
dovessero essere confermate le accuse rivolte ai candidati, trovare rimedi
secondo quanto previsto dalla legge. Vado a votare dopo avere seguito la
campagna elettorale e valutato i programmi, le risorse umane che si intendono
utilizzare, le concrete possibilità attuative, le necessarie mediazioni ed
interlocuzioni che ciascun candidato può realisticamente utilizzare per
raggiungere i propri obiettivi, l’esperienza necessaria per guidare una
macchina amministrativa farraginosa e molto complicata da gestire. In ultimo ho
sentito questa sera i due candidati esporre in televisione i propri progetti.
Ho trovato Giovanni Moscato molto maturato, evidentemente l’esperienza
consiliare è stata per lui molto significativa e intercetta oggi la voglia di
cambiamento di vaste aree del mondo giovanile che aspira al cambiamento, ma non
c’è quella rottura, pur anche significativa, con i retaggi e quelle nostalgie
verso un passato che la maggioranza degli italiani ha definitivamente
cancellato e sepolto. Quei saluti romani in piazza avrebbero richiesto non un
banale compiacimento, ma una risoluta stigmatizzazione, proprio a segnare
quella rottura necessaria e pur pretesa ed ostentata con la scelta di
abbandonare i simboli di partito e preferire le liste civiche. Anche il
programma non mi è parso adeguato ai profondi cambiamenti di cui il territorio
necessita per rispondere alle nuove sfide globali. Ciò, a mio avviso, è dovuto
ad una conoscenza superficiale delle dinamiche economiche e sociali che
sottendono alla grave crisi che, dopo anni di relativa espansione, oggi
interessa l’intera economia cittadina. Manca il progetto per una Città nuova e
manca la designazione dei protagonisti capaci di rendere attuabile il progetto,
cioè gli agenti del cambiamento. Cambiare il regolamento del mercato è un falso
problema, può servire solo a rendere legale ciò che legale non è. Se non si
capisce che il Mercato di Vittoria è un retaggio del passato e che la
commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli necessita di un approccio
moderno in sintonia con le nuove rotte commerciali globali, diventa velleitaria ogni aspirazione al
cambiamento. Si può cambiare, ma a Vittoria occorre proporre un progetto capace
di coinvolgere migliaia di produttori che innanzitutto devono sapere vincere la
propria inerzia e la loro naturale resistenza al cambiamento. Vittoria ospita
nel proprio territorio più di ottomila immigrati e non sono fantasmi, sono
cittadini che danno il proprio contributo alla crescita di questa Città.
Bisogna pur sapere se entrano, ed in che modo, dentro le politiche di sviluppo.
Il Piano regolatore, i servizi sociali, le politiche per l’impiego, le forme
del lavoro, le necessità abitative, non sono aspetti su cui è possibile
sorvolare. Ecco, a mio avviso la destra a Vittoria non ha ancora maturato un’idea
di governo per questo territorio, per questa gente, per la nostra gente.
Aiello, nei confronti del quale personalmente ho sempre manifestato critiche
severe, mi sembra, in mancanza di alternative, un profondo conoscitore della
macchina amministrativa e rappresenta tuttora, malgrado qualcuno lo definisce
un “auto-necrofago”, una larga parte del mondo produttivo di cui conosce
bisogni ed aspirazioni. Il suo programma mi è parso minimale ma fortemente
caratterizzato da aspetti concreti che riguardano il normale funzionamento
della macchina amministrativa, ciò di cui ha bisogno Vittoria in questa fase,
una ripartenza, a cominciare dai servizi
essenziali: dalla pulizia, alla riparazione delle buche stradali,
dall’erogazione dell’acqua, alla manutenzione delle scuole, fino alla
riorganizzazione di fiere e mercati e alla revisione del PRG. Giusto il tempo
per consentire al deserto della politica di far rinascere un fiore, quella
classe di giovani dirigenti avveduti e lungimiranti cui affidare il destino di
questa Città.
Arguto e completo come sempre. Avvincente. Su alcune cose condivisibile, si alcune cose no.Sulla scelta da te suggerita mi trincero dietro un "no comment".
RispondiEliminaGrazie Francesca, ma la questione merita un approfondimento post elettorale.
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