sabato 28 maggio 2016

Riflessioni per una nuova prospettiva di cambiamento.


Il mondo sta cambiando velocemente. Tutto quello che era, (valori, ideali, appartenenze), oggi è liquido, come sostiene il sociologo Zygmut Bauman, ed i giovani nella società liquida in cui vivono non trovano più le certezze e i validi riferimenti che nelle passate società traghettavano le generazioni da un sistema ad un altro. Nel mondo in trasformazione le istituzioni che riescono ad organizzarsi meglio e ad adattarsi ai nuovi sistemi si sviluppano e prosperano nelle nuove condizioni. Questo processo si chiama resilienza, ma Charles Darwin ne aveva intuito il senso già nella sua Teoria dell’Evoluzione. Per molto tempo si è creduto che la capacità di sopravvivenza fosse prerogativa dei più forti, ma si è visto che i più deboli riescono ancora meglio attraverso la collaborazione, molti insetti infatti sopravvivono sulla terra da milioni di anni, come le formiche e le api che costituiscono un esempio di vita organizzata intelligente, al contrario dei dinosauri che si sono estinti. Gli umani sono sopravvissuti per la loro tendenza a creare comunità e a dotarsi di organizzazioni per il soddisfacimento dei loro bisogni, mentre la cooperazione è stata fondamentale per lo sviluppo delle facoltà intellettive e per il benessere sociale. I conflitti hanno segnato sempre occasioni di regresso e di stagnazione a causa dei sentimenti di angoscia e di paura che si sono generate nelle popolazioni, oltre alla perdita ingente di risorse umane e materiali. La pace, invece, ha segnato da sempre periodi di ricchezza e di progresso spirituale e materiale. Tutto ciò ormai è iscritto nel patrimonio genetico dell’umanità ed è a tutti evidente che le nuove generazioni, cresciute nella pace e nel progresso, rifuggono dalla guerra. Il mondo della post modernità che noi stiamo vivendo, con grande sofferenza perché ci è ancora difficile coglierne le dinamiche, è un mondo che avrà successo soltanto se le comunità sapranno generare empatia, cioè lo sviluppo di nuove attitudini capaci di farci sentire in armonia con gli altri, cogliendone i sentimenti, le emozioni e gli stati d'animo, e,  quindi, in piena sintonia con ciò che ciascuno vive e sente. La civiltà  dell’empatia è la prospettiva tracciata dall’economista americano Jeremy Rifkin per la costruzione della coscienza globale nel mondo in crisi. In questa nuova dimensione del mondo nel quale il pensiero è sempre più pensiero globale, capace, cioè, di superare le barriere regionali e nazionali, l’agire umano si manifesta come la capacità locale di rispondere ai nuovi problemi del mondo, per cui la nuova dimensione umana dovrà articolarsi sempre più nel senso del pensare globale e dell’agire locale. La conseguenza di questa nuova prospettiva, che a ragione presuppone un nuovo umanesimo capace di influenzare la vita dell’uomo nelle sue articolazioni sociali, produttive, intellettuali, presuppone uno stravolgimento delle istituzioni a tutti i livelli, ed una nuova necessità di competere empaticamente. In questa nuova dimensione umana, le comunità non si scontrano, ma si cercano per risolvere vicendevolmente i propri problemi ed insieme prosperano, la competizione allora favorisce chi riesce a collaborare meglio e non chi prevarica e uccide di più. Occorre dare vita, allora,  ad un nuovo tipo di istituzione locale, il Nuovo Comune Democratico, un’istituzione che dovrà adeguarsi a questa nuova prospettiva globale  per rispondere ai nuovi bisogni con strumenti capaci di promuoverne la presenza nel mondo. Il Nuovo Comune Democratico assume su di sé il compito di sostenere i propri cittadini, nelle varie articolazioni produttive, intellettive, sociali, entro la nuova dimensione globale per competere empaticamente. Per il raggiungimento di questo obiettivo la nuova istituzione dovrà necessariamente ristrutturarsi secondo logiche organizzative adeguate alle nuove esigenze. Attardarsi nella riorganizzazione degli uffici e dei servizi estende ulteriormente il gap che divide  le aree più depresse dalle aree più sviluppate. Nell’era della conoscenza,  una nuova leva di lavoratori, i nuovi operai del sapere, dovranno subentrare agli impiegati amministrativi nell’ambito di  servizi capaci di rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini. Molti uffici, ormai residui del vecchio Stato ottocentesco, preposti più al controllo sociale che non alla promozione delle libere attività umane, vanno soppressi o accorpati, per dare spazio ad uffici in grado di promuovere più capacità organizzativa, nuove forme associative, idee di sviluppo, cooperazione con altri territori, impulso alla conoscenza, inclusione sociale, collaborazione intergenerazionale, nuova logistica, ricerca scientifica e tecnologica, nuove attività produttive, formazione culturale e professionale. L’Ente Locale diventa così il centro propulsore di tutte le attività umane del territorio ove il governo si identifica con la partecipazione attiva dei cittadini. Il Nuovo Comune Democratico fornisce l’impulso per una nuova riconversione produttiva. Terra, mare, cultura costituiscono le direttrici verso le quali muove un nuovo modo di fare economia. Nelle campagne occorre portare più conoscenza, più tecnologia, più cooperazione, nel pieno rispetto della tradizione e della salvaguardia ambientale . L’individualismo è stato considerato il peggior difetto dei nostri contadini, ma non è vero. L’unità produttiva familiare nel nostro comprensorio è stata capace di coniugare solidarietà e spirito di sacrificio, dedizione al lavoro e voglia di crescere, conservazione dei propri valori identificativi. Oggi questa realtà familiare va tutelata e salvaguardata, ma va dotata di strumenti che l’aiutino ad essere competitiva entro un contesto molto più vasto come quello globale, ciò significa che va accorciata la filiera produttiva per ricondurre tutte le attività entro i confini territoriali:  ricerca, produzione, trasformazione, marketing, logistica, nuove rotte commerciali. Il prodotto deve potersi identificare con il territorio ed il territorio garantire qualità, salubrità, benessere alimentare, giusto valore per chi vende e per chi acquista. La nuova occupazione nasce e si sviluppa entro questa visione della realtà che ci circonda. Il Nuovo Comune Democratico è il centro propulsore per la nuova riconversione produttiva che segue quella serricola, offrendo  nuovi servizi, coordinando tutti gli attori della filiera, contrattando con la Regione nuovi livelli di intervento nell’ambito della programmazione regionale e comunitaria, rappresentando il territorio ed interloquendo con soggetti istituzionali di altri territori interni ed esterni all’Europa. L’agricoltura rimane l’asse portante dell’economia, ma interagisce con attività industriali per la trasformazione dei prodotti, promuove il commercio, sostiene la ricerca e la formazione nell’ambito della programmazione promossa dal Nuovo Comune Democratico. Le attività industriali, nell’ottica di uno sviluppo multicentrico, debbono trarre dall’agricoltura la materia prima per le necessarie trasformazioni, la produzione di licopene dal pomodoro e di altre sostanze  vegetali, ad esempio, possono segnare l’inizio di un nuovo processo di sviluppo, stabilendo inediti rapporti tra agricoltura ed industria di trasformazione.  Per raggiungere questi obiettivi non è sufficiente aspirare agli aiuti comunitari, occorre reperire nuove risorse finanziarie nel mercato dei capitali, ma per riuscirci è necessario che il territorio diventi attrattivo. Un territorio attrattivo è un’area a criminalità zero, è un’area dove i servizi funzionano,  dove la pubblica amministrazione è trasparente,  dove i cittadini sviluppano e difendono un alto grado di civiltà. Se i cittadini pretendono il lavoro, allora devono curare il decoro delle loro città, devono combattere il crimine denunciando ed isolando i criminali, devono mandare i figli a scuola, non devono mai smettere di acculturarsi e di migliorare la propria professionalità, devono partecipare alla vita politica della propria comunità, devono contribuire con le proprie azioni al benessere collettivo. E' questa la nuova sfida. Il Nuovo Comune Democratico favorisce la crescita civile dei propri rappresentati pretendendo dai più abbienti il giusto tributo ed aiutando i più deboli a recuperare i propri ritardi materiali e culturali, nello stesso tempo esercita con rigore l’applicazione delle norme. Un territorio attrattivo, anche per un ipotesi di sviluppo turistico, necessita di servizi che funzionano, dall’igiene e pulizia urbana ai trasporti, dall’accoglienza agli eventi culturali, dagli spazi ricreativi alla valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali. Nel Nuovo Comune Democratico i processi risultano invertiti: il Comune non è il luogo dove una classe dirigente esercita il proprio governo sui cittadini, bensì il luogo dove i cittadini utilizzano gli strumenti della partecipazione per raggiungere i propri obiettivi di crescita materiale e culturale servendosi di una classe dirigente esperta, dotata di competenze culturali e professionali, capace di agire in maniera efficace ed efficiente. Non solo, nel Nuovo Comune Democratico la partecipazione ed il confronto non sono considerati una perdita di tempo. Tutto questo è resilienza, lo sanno bene i vittoriesi che nei secoli hanno fatto dell'innovazione una loro peculiare prerogativa.