Il mondo sta cambiando
velocemente. Tutto quello che era, (valori, ideali, appartenenze), oggi è liquido,
come sostiene il sociologo Zygmut Bauman, ed i giovani nella società liquida in
cui vivono non trovano più le certezze e i validi riferimenti che nelle passate
società traghettavano le generazioni da un sistema ad un altro. Nel mondo in
trasformazione le istituzioni che riescono ad organizzarsi meglio e ad adattarsi
ai nuovi sistemi si sviluppano e prosperano nelle nuove condizioni. Questo
processo si chiama resilienza, ma Charles Darwin ne aveva intuito il senso già
nella sua Teoria dell’Evoluzione. Per molto tempo si è creduto che la capacità
di sopravvivenza fosse prerogativa dei più forti, ma si è visto che i più
deboli riescono ancora meglio attraverso la collaborazione, molti insetti infatti
sopravvivono sulla terra da milioni di anni, come le formiche e le api che
costituiscono un esempio di vita organizzata intelligente, al contrario dei
dinosauri che si sono estinti. Gli umani sono sopravvissuti per la loro
tendenza a creare comunità e a dotarsi di organizzazioni per il soddisfacimento
dei loro bisogni, mentre la cooperazione è stata fondamentale per lo sviluppo
delle facoltà intellettive e per il benessere sociale. I conflitti hanno segnato
sempre occasioni di regresso e di stagnazione a causa dei sentimenti di
angoscia e di paura che si sono generate nelle popolazioni, oltre alla perdita
ingente di risorse umane e materiali. La pace, invece, ha segnato da sempre
periodi di ricchezza e di progresso spirituale e materiale. Tutto ciò ormai è
iscritto nel patrimonio genetico dell’umanità ed è a tutti evidente che le
nuove generazioni, cresciute nella pace e nel progresso, rifuggono dalla
guerra. Il mondo della post modernità che noi stiamo vivendo, con grande
sofferenza perché ci è ancora difficile coglierne le dinamiche, è un mondo che
avrà successo soltanto se le comunità sapranno generare empatia, cioè lo
sviluppo di nuove attitudini capaci di farci sentire in armonia con gli altri,
cogliendone i sentimenti, le emozioni e gli stati d'animo, e, quindi, in piena sintonia con ciò che ciascuno
vive e sente. La civiltà dell’empatia è
la prospettiva tracciata dall’economista americano Jeremy Rifkin per la
costruzione della coscienza globale nel mondo in crisi. In questa nuova
dimensione del mondo nel quale il pensiero è sempre più pensiero globale,
capace, cioè, di superare le barriere regionali e nazionali, l’agire umano si
manifesta come la capacità locale di rispondere ai nuovi problemi del mondo,
per cui la nuova dimensione umana dovrà articolarsi sempre più nel senso del
pensare globale e dell’agire locale. La conseguenza di questa nuova
prospettiva, che a ragione presuppone un nuovo umanesimo capace di influenzare
la vita dell’uomo nelle sue articolazioni sociali, produttive, intellettuali,
presuppone uno stravolgimento delle istituzioni a tutti i livelli, ed una nuova
necessità di competere empaticamente. In questa nuova dimensione umana, le
comunità non si scontrano, ma si cercano per risolvere vicendevolmente i propri
problemi ed insieme prosperano, la competizione allora favorisce chi riesce a
collaborare meglio e non chi prevarica e uccide di più. Occorre dare vita,
allora, ad un nuovo tipo di istituzione
locale, il Nuovo Comune Democratico, un’istituzione che dovrà adeguarsi a
questa nuova prospettiva globale per
rispondere ai nuovi bisogni con strumenti capaci di promuoverne la presenza nel
mondo. Il Nuovo Comune Democratico assume su di sé il compito di sostenere i
propri cittadini, nelle varie articolazioni produttive, intellettive, sociali,
entro la nuova dimensione globale per competere empaticamente. Per il
raggiungimento di questo obiettivo la nuova istituzione dovrà necessariamente
ristrutturarsi secondo logiche organizzative adeguate alle nuove esigenze.
Attardarsi nella riorganizzazione degli uffici e dei servizi estende
ulteriormente il gap che divide le aree
più depresse dalle aree più sviluppate. Nell’era della conoscenza, una nuova leva di lavoratori, i nuovi operai del
sapere, dovranno subentrare agli impiegati amministrativi nell’ambito di servizi capaci di rispondere ai nuovi bisogni
dei cittadini. Molti uffici, ormai residui del vecchio Stato ottocentesco,
preposti più al controllo sociale che non alla promozione delle libere attività
umane, vanno soppressi o accorpati, per dare spazio ad uffici in grado di
promuovere più capacità organizzativa, nuove forme associative, idee di
sviluppo, cooperazione con altri territori, impulso alla conoscenza, inclusione
sociale, collaborazione intergenerazionale, nuova logistica, ricerca
scientifica e tecnologica, nuove attività produttive, formazione culturale e
professionale. L’Ente Locale diventa così il centro propulsore di tutte le
attività umane del territorio ove il governo si identifica con la
partecipazione attiva dei cittadini. Il Nuovo Comune Democratico fornisce
l’impulso per una nuova riconversione produttiva. Terra, mare, cultura
costituiscono le direttrici verso le quali muove un nuovo modo di fare
economia. Nelle campagne occorre portare più conoscenza, più tecnologia, più
cooperazione, nel pieno rispetto della tradizione e della salvaguardia ambientale . L’individualismo è stato considerato il peggior difetto dei nostri contadini, ma non è vero. L’unità produttiva familiare nel nostro comprensorio è stata capace di coniugare solidarietà
e spirito di sacrificio, dedizione al lavoro e voglia di crescere,
conservazione dei propri valori identificativi. Oggi questa realtà familiare va
tutelata e salvaguardata, ma va dotata di strumenti che l’aiutino ad essere
competitiva entro un contesto molto più vasto come quello globale, ciò
significa che va accorciata la filiera produttiva per ricondurre tutte le
attività entro i confini territoriali:
ricerca, produzione, trasformazione, marketing, logistica, nuove rotte
commerciali. Il prodotto deve potersi identificare con il territorio ed il
territorio garantire qualità, salubrità, benessere alimentare, giusto valore
per chi vende e per chi acquista. La nuova occupazione nasce e si sviluppa
entro questa visione della realtà che ci circonda. Il Nuovo Comune Democratico è
il centro propulsore per la nuova riconversione produttiva che segue quella
serricola, offrendo nuovi servizi,
coordinando tutti gli attori della filiera, contrattando con la Regione nuovi
livelli di intervento nell’ambito della programmazione regionale e comunitaria,
rappresentando il territorio ed interloquendo con soggetti istituzionali di
altri territori interni ed esterni all’Europa. L’agricoltura rimane l’asse
portante dell’economia, ma interagisce con attività industriali per la
trasformazione dei prodotti, promuove il commercio, sostiene la ricerca e la formazione
nell’ambito della programmazione promossa dal Nuovo Comune Democratico. Le
attività industriali, nell’ottica di uno sviluppo multicentrico, debbono trarre
dall’agricoltura la materia prima per le necessarie trasformazioni, la
produzione di licopene dal pomodoro e di altre sostanze vegetali, ad esempio, possono segnare l’inizio
di un nuovo processo di sviluppo, stabilendo inediti rapporti tra agricoltura
ed industria di trasformazione. Per
raggiungere questi obiettivi non è sufficiente aspirare agli aiuti comunitari,
occorre reperire nuove risorse finanziarie nel mercato dei capitali, ma per
riuscirci è necessario che il territorio diventi attrattivo. Un territorio
attrattivo è un’area a criminalità zero, è un’area dove i servizi
funzionano, dove la pubblica
amministrazione è trasparente, dove i
cittadini sviluppano e difendono un alto grado di civiltà. Se i cittadini
pretendono il lavoro, allora devono curare il decoro delle loro città, devono
combattere il crimine denunciando ed isolando i criminali, devono mandare i
figli a scuola, non devono mai smettere di acculturarsi e di migliorare la
propria professionalità, devono partecipare alla vita politica della propria
comunità, devono contribuire con le proprie azioni al benessere collettivo. E' questa la nuova sfida. Il
Nuovo Comune Democratico favorisce la crescita civile dei propri rappresentati
pretendendo dai più abbienti il giusto tributo ed aiutando i più deboli a
recuperare i propri ritardi materiali e culturali, nello stesso tempo esercita
con rigore l’applicazione delle norme. Un territorio attrattivo, anche per un
ipotesi di sviluppo turistico, necessita di servizi che funzionano, dall’igiene
e pulizia urbana ai trasporti, dall’accoglienza agli eventi culturali, dagli
spazi ricreativi alla valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali. Nel
Nuovo Comune Democratico i processi risultano invertiti: il Comune non è il
luogo dove una classe dirigente esercita il proprio governo sui cittadini,
bensì il luogo dove i cittadini utilizzano gli strumenti della partecipazione
per raggiungere i propri obiettivi di crescita materiale e culturale servendosi
di una classe dirigente esperta, dotata di competenze culturali e professionali,
capace di agire in maniera efficace ed efficiente. Non solo, nel Nuovo Comune
Democratico la partecipazione ed il confronto non sono considerati una perdita
di tempo. Tutto questo è resilienza, lo sanno bene i vittoriesi che nei secoli hanno fatto dell'innovazione una loro peculiare prerogativa.