lunedì 18 marzo 2019

Noi, figli orgogliosi di Psaumida di Kamarina


Non so che idea s’è fatto il dott. Franco Di Mare, esimio conduttore di RAIUNO MATTINA, ascoltando quell’espressione, “esattamente”, buttata lì, memento audere semper, a perenne ignominia dei vittoriesi onesti, tutti, senza eccezione alcuna, collocati a loro insaputa entro il cerchio delle “famiglie” dedite a “spartirsi” con ferocia il territorio. A lui è rivolto il ricordo di questa Ode di Pindaro che parla di un figlio di questa nostra terra che nel 452 a.C. vinse ad Atene tre gare dei LXXXII giochi olimpici di Olimpia, tra cui la gara più ambita, quella con la quadriga. Noi vittoriesi siamo tante cose, alcune brutte, ma c’è anche una storia nostra che parla di fatica, di orgoglio, di sacrifici, di intelligenza, di operosità, delle quali la RAI dovrebbe opportunamente parlare, anche perché il canone lo paghiamo anche noi.

PER PSAUMIS DI KAMARINA, COL CARRO DA MULE

Fiore dolce d'imprese eccelse
e di ghirlande olimpiche accogli
con cuore ridente, figlia dell'Okeanós:
doni di Psaûmis
e del carro dai piedi instancabili.
Lui, o Kamárina, accrebbe la tua città
popolosa, quando i sei duplici altari
onorò alla festa suprema dei numi
con sacrificî di armenti
e in lotta in gare di cinque giorni:
quadriga e mule e cavallo montato. Ed a te
dedicò vincitore una gloria
soave, e il nome del padre bandì -
di Ákron - e della patria or ora risorta.
Viene dall'amabile terra
d'Oinómaos e Pélops, e canta, o Pallás
poliade, il tuo bosco puro
e il corso dell'Óanos e
il lago di questo paese,
e i sacri canali onde l'Hípparis
bagna le genti e veloce
salda una selva di tetti
robusti, traendo un'intera
città dalla penuria alla luce.
Sempre combattono tesi al successo
sforzo e denaro, a una meta pur sempre
velata di rischio. Ma è saggio
anche per i concittadini chi riesce.
Zeus Salvatore alto fra i nembi,
tu che abiti il colle Krónios e onori
il maestoso Alpheiós e l'antro augusto
sull'Ída, supplice tuo cantando
al suono di flauti lidî io giungo:
adorna, ti prego, di schiere di forti
questa città. E a te, vincitore
d'Olimpia, conceda il dio tra cavalli
di Poseidôn la gioia d'un'età
fino in fondo serena, attorniato
di figli, o Psaûmis. Chi irriga
una sana fortuna
e ai beni, appagato, aggiunge
la gloria, non chieda di farsi dio.