Assenti tutti gli altri, a Vittoria gli
unici ad occupare la scena politica in questo caldo inizio dell’estate sono i
rappresentanti del centro-sinistra, impegnati in una discussione estenuante
sulla variante al Piano Regolatore Generale. SEL attacca, l’amministrazione
comunale difende il progetto di variante, ma non è un coro di consensi se
persino gli imprenditori della CNA hanno espresso forti perplessità sullo
strumento proposto dai tecnici incaricati. Mi chiedo a chi giova uno scontro
tutto a sinistra, forse si tratta di un “modo intelligente” di farsi del male,
prove pratiche per essere sbaragliati alle prossime elezioni. Un Piano
Regolatore Generale è uno strumento che pianifica lo sviluppo di un territorio
ed è chiaro che ruota attorno a tanti interessi e crea tante aspettative. Il
Sindaco ha dichiarato che finora il Piano Regolatore ha “ingessato” lo sviluppo
della città, mentre la proposta di nuova variante mira a rilanciare l’economia
in un momento di forte crisi. Credo che il problema oggi consista nel
verificare che ciò corrisponda al vero. Secondo i dati forniti dalla stessa
relazione di accompagnamento alla variante di piano presentata dai tecnici
incaricati, nel decennio 1997-2007 sono state rilasciate a Vittoria oltre 3.500
tra licenze, autorizzazioni e DIA e sono state costruiti circa un 1.250.000
metri cubi, in una città dove l’espansione demografica si attestata attorno
allo zero. La città consta di un patrimonio edilizio estremamente
sottoutilizzato e sconta, grazie alla crisi, una pesante sottostima del suo
valore effettivo, mentre le aree previste dal Piano vigente per nuova
edificazione sono ampiamente sottoutilizzate, soprattutto lungo la dorsale
costiera e particolarmente quelle destinate alla diretta usufruizione del mare.
Pertanto non sembra che il Piano vigente abbia ingessato lo sviluppo, semmai è
mancata una corretta e previgente gestione del territorio, abbandonato da
sempre a scorrerie speculative di vario genere e da un incessante perdurare del
fenomeno dell’abusivismo edilizio. Voglio ricordare che alla fine della mia
prima sindacatura, agli inizi del 1978, con il Programma di Fabbricazione già
in fase di approvazione, la Riviera Gela a Scoglitti si fermava all’altezza
dell’attuale Hotel Mida e a Cammarana insisteva solo un’abitazione sulla quale
pendeva una mia ordinanza di demolizione,
il resto è tutt’altra storia. La nuova variante al Piano, secondo una
lettura dei dati che accompagnano la cartografia, prevede per Vittoria,
un’estensione urbana fino al confine della prevista autostrada Gela-Siracusa e
verosimilmente potrebbero essere costruiti oltre 5.000 nuovi appartamenti. Ma
il dato più impressionante è quello relativo alla costa dove il nuovo regime
urbanistico potrebbe consentire la costruzione di quasi 10.000 nuovi
insediamenti con un possibile incremento della popolazione di oltre 30.000
unità. La città, così, sembra ripiombare all’epoca del Piano elaborato dagli
architetti Ugo e Verace, quando le più ottimistiche ipotesi di sviluppo
indussero a pianificare sventramenti e nuove estensioni del perimetro urbano,
incompatibili con il sistema produttivo locale e con gli stili di vita degli
abitanti vittoriesi. Oggi, come allora, i progettisti non hanno tenuto conto
dello sviluppo storico della città. Vittoria, fin dalla sua fondazione, è stata incessantemente terra di coloni e, già
alla fine dell’ottocento, Rosario Cancellieri, nel definire il nuovo assetto urbano, faceva
esplicito riferimento alla necessità di contenere l’espansione a macchia d’olio
a causa dei costi eccessivi posti a carico della comunità per
dotare di servizi e strutture le nuove aree di espansione. E Filippo Traina,
cinquant’anni dopo, nel 1949, nel predisporre il bando nazionale per il
conferimento dell’incarico per la redazione del nuovo Piano Regolatore, alla
stregua delle città più importanti d’Italia, ribadiva la necessità di fermare l’espandersi
dei quartieri periferici, proponendo, addirittura, la possibilità di costruire
qualche piano in più nel perimetro urbano consolidato al fine di risparmiare
sugli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria. In modo ancora più
drammatico il problema si pose all’attenzione del Professore Susani, il quale dovette affrontare
l’espansione disordinata dei nuovi quartieri periferici.
Non c’è dubbio che Vittoria deve mirare a progettare il proprio futuro, anche in previsione dell’attesa nuova rete infrastrutturale, tra cui l’aeroporto di Comiso, ma le premesse da cui muovere per disegnare il nuovo sviluppo non possono non tenere in considerazione i profondi rivolgimenti che oggi stanno condizionando le ipotesi di crescita delle Nazioni europee, il decremento che assume viepiù il valore della proprietà immobiliare e della rendita fondiaria nel nuovo scenario economico mondiale, ove gli investitori sembrano più orientati a scommettere più sulla proprietà intellettuale che su quella materiale. Verosimilmente ha più attrattiva di investimento il Centro Ricerche di Contrada Perciata che non le migliaia di ettari di terra coltivata a primaticci. Così, anche per quanto riguarda l’ipotesi di un rilancio turistico non si può realisticamente puntare su nuova cementificazione, perché la città detiene un’elevata volumetria sulla costa ed aree di espansione sottoutilizzate e potenzialmente disponibili per il recupero urbano, tant’è che in molti osservatori competenti viene assunta come impropria l’idea di dare corso ad una variante del Piano Regolatore Generale, preferendo tutt’al più considerare una revisione dell’attuale PRG con l’introduzione di un metodo perequativo definito a priori e contenuto entro le attuali aree d’espansione. Ma ci sono altri aspetti che necessitano un approfondimento. I dati dei flussi turistici in provincia di Ragusa forniti dalla Camera di Commercio indicano il consolidamento di un flusso turistico in espansione proveniente per l’80% dalla Francia, dalla Germania e dall’Inghilterra. Si tratta di turisti che privilegiano gli alberghi a tre stelle, il bad & breakfast e il campeggio, mentre il turismo elitario dei grandi alberghi e quello da diporto finora non viaggiano verso i risultati sperati. Ciò costituisce un’opportunità per il territorio ibleo a patto che vengano sfruttate adeguatamente talune sue peculiarità: il paesaggio, il mare, l’architettura. Violentare ulteriormente il paesaggio con un’ulteriore cementificazione significa svilire quel poco di appeal suscitato dagli episodi televisivi del commissario Montalbano ponendosi, così, in conflitto con le nuove sensibilità ambientaliste, sempre più pervasive non solo negli ambienti giovanili. Ma significa pure svilire il valore del patrimonio edilizio esistente, un patrimonio diffuso, popolare, che adeguatamente supportato con servizi ed aree attrezzate, può trasformarsi in offerta ricettiva per intercettare quel turismo straniero di tipo popolare che è tipico della riviera romagnola e che più si adatta alla natura delle vocazioni imprenditoriali locali che permangono di tipo familiare sparse nel territorio. Concludendo, io sono convinto che c’è molto materiale per discutere ed approfondire questa problematica urbanistica e credo che il nuovo centro-sinistra debba trovare il “modo intelligente” per fare del bene a sé ma, soprattutto, ai cittadini che si intendono rappresentare, individuando modi e tempi per concertare con le forze produttive e le rappresentanze del mondo civile e sindacale la via più giusta per favorire un nuovo processo di crescita anche attraverso lo strumento urbanistico. Tra l’altro sono occorsi sette anni per elaborare questa variante, non è la fine del mondo attendere qualche mese in più per definire un prodotto più confacente alle aspettative dei cittadini e, se necessario, anche con il supporto di altri specialisti. Attestarsi ad una difesa d’ufficio di ciò che è stato prodotto dai tecnici mi sembra piuttosto “tranchant”, come mi sembra d’altri tempi il “serrare i ranghi” attorno all’amministrazione comunale in difesa della variante di Piano, perché svilisce il ruolo del Presidente del Consiglio Comunale e del Segretario del PD i quali, in queste circostanze, come forze espressione della magioranza, dovrebbero esercitare autorevolmente un ruolo propositivo per sbloccare una situazione che non fa bene né al centro-sinistra, né alla città.