venerdì 25 gennaio 2013

Elezioni politiche 2013… qui si fa un quarantotto!


Certo che ne sono successe di cose nell’anno che ci ha appena lasciati! Probabilmente, presi dall’angoscia della fine del mondo pronosticata dai Maya, non ci siamo accorti del tutto che tante cose , dopo il 2012, non sono più come prima. La politica, che negli ultimi anni non ha certamente dato il meglio di sé, ha finito per perdere quel ruolo di centralità nella vita sociale così come si era venuta a determinare all’indomani delle due rivoluzioni moderne, la rivoluzione industriale e la rivoluzione francese, due eventi che sconvolsero il mondo per l’avvento sul proscenio della Storia delle masse, divenute viepiù protagoniste del loro destino. Il potere, così, di conseguenza, migrò dall’assolutismo delle caste nobiliari alle folle, masse, cioè, organizzate con fini diversi, ora economiche, ora religiose, ora culturali che la politica, nel tempo, ha tentato di armonizzare nella prospettiva di realizzare il bene comune. Il termine rivoluzione, agli inizi dell’ottocento, irruppe, dunque, con veemenza in gran parte dell’Europa avocando a sé la voglia incontenibile di cambiamento, e non tanto di libertà, che questa, piuttosto, non è l’aspirazione delle grandi masse.  Acuto osservatore di questa peculiarità delle masse fu Gustave Le Bone, il quale osservando l’irrompere delle folle nella vita pubblica osservava come gli individui, allorchè confusi in una moltitudine, proiettassero fuori di sé una porzione della propria anima che, in unione con quella degli altri individui ivi convenuti, formava ciò che lui stesso definiva l”anima delle folle”. Purtroppo, a differenza dell’anima individuale, modellata sull’esperienza personale, risultato di una costruzione affettiva e relazionale con l’ambito familiare e sociale di provenienza, l’anima della folle era la risultanza, per Le Bone, degli istinti più primitivi che ciascuno individuo conserva, perché ascritti, come sostenne più tardi Jung, negli archetipi primordiali che caratterizzano le specie viventi. Di queste osservazioni si occupò pure Sigmund Freud riconoscendo a Le Bone il merito di avere scoperto come negli  individui, allorché parte di moltitudini anche occasionali, si determina una regressione dell’attività psichica. Altri studiosi ebbero modo di occuparsi del fenomeno, talché lo stesso J.A.Schumpeter ebbe ad evidenziare come nei parlamenti, ma anche in forme associative più ristrette, è possibile rilevare una diminuzione del livello intellettuale delle persone da ascrivere ad “influenze extralogiche” sicchè “…i lettori dei giornali, gli ascoltatori dei programmi radiofonici, i membri di un partito, anche se non fisicamente riuniti in gruppo, tendono a divenire, dal punto di vista psicologico, una folla, a cadere in uno stato di eccitazione in cui ogni tentativo di ragionamento logico ha il solo effetto di stimolare impulsi bestiali”. Tesi, queste ultime, che a molti sono sembrate azzardate, ma colte, anche se in una prospettiva di analisi scientifica, anche da studiosi come Horkheimer e Adorno che hanno rilevato come anche “nella moderna società tecnica, le tesi di Le Bone, trovano conferma, seppure in superficie”. D'altronde, oggi basta portarsi in uno stadio per assistere ad una partita di calcio, per vedere il nostro vicino di casa, il rigoroso ed impettito avvocato, distinguersi fra i più esagitati per gridare: “ Arbitro cornuto!”, per farsi un’idea dello stato regressivo della psiche cui incorrono persone che mai e poi mai avremmo sospettato nei panni di pericolosi agitatori da stadio. Sarà, forse, per questo motivo, che una giovane africana ha potuto assumere, in Italia, per legge, i connotati di una nipote di un capo di stato straniero nel corso di una agitata seduta parlamentare. E sarà anche per lo stesso motivo che tutte le sconcezze legislative,  in Italia, vengono prodotte nel corso dell’approvazione delle cosiddette leggi finanziarie che, di prassi, vengono portate al voto prima di natale in un clima di straordinaria euforia e concitazione, causa, per l’appunto, di quella regressione psichica di cui ci stiamo occupando. L’irrompere delle masse sulla scena pubblica, dunque, per ritornare al nostro discorso iniziale, avviene subito dopo le due grandi rivoluzioni in Europa e, soprattutto in Italia, sotto lo stimolo di gruppi ed orientamenti diversi, accomunati dal desiderio di determinare un cambiamento dello stato di cose esistenti, così gruppi di rivoluzionari sotto sigle diverse, dalla Carboneria fino agli Adelfi e i Filadelfi, si espansero lungo tutto lo Stivale. Ma fu la Sicilia a dare il via ai moti insurrezionali che successivamente dilagarono in Europa fino a raggiungere la Francia e la Germania, quando il 12 gennaio del 1848 scoppiò un’insurrezione popolare che portò alla proclamazione dell’indipendenza siciliana (lo Stato di Sicilia), durata poco più di un anno. La parola rivoluzione, dunque, correva lungo percorsi accidentati portando con sè un virus capace di contagiare popoli differenti, ceti sociali diversi, accomunati dall’ansia di un cambiamento che ormai le rivoluzioni, quella economica e quella politica, avevano innescato senza alcuna possibilità di arretramento. In quell’anno 1848 successero tali e tanti di quegli avvenimenti che ancora oggi, quando si vuole fare riferimento ad una situazione di scompiglio e di confusione si suole ripetere: “ Qui succede un quarantotto!”. Anche oggi, il termine rivoluzione muove lungo percorsi, a volte apparentemente dissimili, ma nella sostanza convergenti nella direzione di un cambiamento. Oggi, come allora, altre rivoluzioni, una economica (tecnologia dell’informazione), l’altra politica (globalizzazione), costituiscono le premesse di un processo ormai avviato, segnato dalla fine della centralità dei Partiti e dall’irrompere delle folle (mediatiche, televisive) sulla scena pubblica. Ancora una volta i moti partono dalla Sicilia, è il caso della Rivoluzione della Dignità di Crocetta o della Rivoluzione Civile di Ingroia, ma non sono i soli perché anche le forze della Restaurazione organizzano la loro controrivoluzione ed il linguaggio si è fatto confuso, così come confuse sono le forze in campo: il ceto medio si è proletarizzato, i capitalisti rinnegano il libero mercato, i grandi finanzieri rivendicano il potere che prima fu dei nobili e poi della borghesia. Per raggiungere il proprio obiettivo, ogni protagonista cerca di rivolgersi direttamente alle masse, che perlopiù sono costituite da folle televisive, occupando ogni spazio reso disponibile dai nuovi mezzi di comunicazione (anche facebook, twitter), usando un linguaggio omologato che punta direttamente a fare presa in quella parte irrazionale della psiche umana che, davanti la televisione, vive quel processo di retrocessione ad una condizione di primitività. E’ allora possibile che nel volgere di qualche giorno si possa dire tutto ed il contrario di tutto, perfino che il Presidente del Consiglio possa affermare che l’IMU non può essere messa in discussione e, contemporaneamente, alla televisione accanto, ribadire che forse qualcosa va cambiata, e, in tutto questo è difficile scorgere un barlume di logica. Oggi, come allora, di fronte a tanta confusione, è possibile che succeda di nuovo un quarantotto.  Marx, ribaltando la premessa del “Manifesto”, direbbe: “Degli spettri oggi si aggirano per l’Europa…si chiamano Monti, Berlusconi, Merkel, Lagarde, Putin…! ”, e lancerebbe un nuovo monito: “Consumatori di tutto il mondo, unitevi!”