Fra i tanti, tantissimi, bocciati delle scuole di Vittoria di cui
tanto si è occupata la stampa in questi primi giorni di luglio, quelli che più
hanno colto la mia attenzione sono due bambini della prima elementare. Essere
bocciati a 6 anni! Chissà quali pensieri nella mente di questi bimbi per questa
esperienza difficile da spiegare, difficile da capire. Andare alla scuola
elementare, quella di tantissimi anni fa, mi incuteva paura, mi ricordo che
vivevo sempre nell’ansia, perché il maestro ci picchiava. Tanti colpi di
bacchetta sui palmi delle mani per tante righe di poesia dimenticate, e i
genitori si raccomandavano pure: “ Maestro glieli suoni pure, non abbia
remore!”. E alla scuola media il preside puniva le nostre marachelle facendoci
mettere sull’attenti e giù due ceffoni da lasciare i segni. Per fortuna oggi la
scuola non è più così, ma essere bocciati alla prima elementare rimane pure una
cosa incomprensibile. Ho chiesto lumi a mia moglie, che è una pedagogista, mi
ha spiegato che a volte può succedere che, di comune accordo con i genitori,
gli insegnanti scelgano di optare per un “fermo maturativo” nel caso in cui i
bambini non raggiungano i pre-requisiti necessari per affrontare i compiti
successivi e colmare, così, eventuali ritardi. Mi auguro che i casi segnalati
dalla stampa abbiano le stesse ragioni o altre dello stesso tenore, anche se
personalmente resto della convinzione che provvedimenti di questa natura
costituiscono dei traumi per i bambini, preferendo considerare la Scuola come
un luogo dove i cittadini dovrebbero maturare tutti insieme, dove insegnare con gioia, apprendere con gioia . La Scuola non può
riflettere l’ideale di una società competitiva e punitiva, la Scuola che
boccia, la Scuola del merito, dell’individualismo, non necessariamente è la Scuola migliore.
Sono sempre stato convinto che dietro la bocciatura di un bambino si nasconde il
fallimento di noi adulti, della stessa istituzione scolastica e che la storia
di ogni studente è una storia individuale di apprendimento, di personali
capacità intellettuali e relazionali. Sono, altresì, convinto che l’insegnante è come un maestro
d’orchestra cui è affidato il “compito della concertazione e della
coordinazione tra gli esecutori, leggendo da una partitura completa e dando
indicazioni verbali, uditive e gestuali”, capace, cioè, di far prevalere il
lavoro di squadra esaltando ogni singolo contributo nell’ambito di un progetto
comune. Immaginate un maestro che nel vivo di una rappresentazione riducesse al
silenzio due o tre strumenti, verrebbe meno il risultato finale del suo lavoro,
gli spettatori finirebbero per non capire; ecco, i bocciati della scuola sono
degli strumenti di un’orchestra ridotti al silenzio. Comenio, teologo e
pedagogista vissuto nel ‘600, sosteneva la necessità che l'insegnamento fosse esteso a tutti, non stimolando eccessivamente
la mente dei ragazzi , ma abituandoli alla “ricerca del sapere lungo tutta la
vita”, ciò che la moderna teoria dell’insegnamento definisce come “lifelong
learning”. Anche le donne e gli handicappati devono essere partecipi
dell’insegnamento, perché, secondo Comenio, anche loro hanno un'anima che deve progredire
con il sapere. Ma ha ancora un senso la bocciatura a Scuola? Secondo il
ministro austriaco Claudia Schmied la bocciatura non aiuta la
competitività e ha annunciato che da quest’anno nelle scuole austriache sarà
abolita.
Ma non si tratta di un provvedimento tout court, bensì di un insieme
di strumenti a favore degli studenti che ne hanno bisogno tra i quali corsi di
recupero e rinforzo, in particolare per il tedesco, la matematica e le lingue
straniere, che eviti una valutazione finale negativa con bocciatura. In Italia
il problema è stato più volte affrontato, ma con un limite, perché quando si
parla di intervenire in settori delicati della vita dello stato, quali la
scuola o la sanità, il problema non viene mai affrontato con leggi di riforma
capaci di incidere sulla sostanza del problema, bensì nell’ambito di
provvedimenti di spesa, e con i tagli non si può certo incidere sulla qualità
dei servizi. Così a pagarne le conseguenze sono sempre i soggetti più deboli
della società, i portatori di handicap e le fasce più povere ed emarginate. A
Vittoria il problema delle bocciature, delle ripetenze e della dispersione
scolastica ha assunto caratteri di una vera e propria emergenza, nei confronti
della quale le istituzioni locali devono sentire forte la necessità di
interventi non più rinviabili. Come si evince dalla Relazione Generale dello
Schema di Variante al PRG: “… per quanto riguarda l’istruzione e la
scolarizzazione, nel comune di Vittoria il censimento del 2001 consegnava all’attenzione
del territorio la difficile situazione di Vittoria che risultava uno dei Comuni
meno scolarizzati di Italia con il 19% della popolazione analfabeta o senza
alcun titolo di studio”. Nell’epoca della Società della Conoscenza, ciò non
costituisce certo un requisito capace di invertire le sorti di un destino che,
allo stato, senza le opportune contromisure, sembra segnato da un lento quanto
irrimediabile declino.