martedì 8 maggio 2012

Tra il dire e il fare…di mezzo ci sono i rifiuti!


Scatenati come mai. Contro le famiglie. Sembra un bollettino di guerra: 10 famiglie denunciate a Pozzallo, 14 a Scicli, 20 a Vittoria. Il comandante dei Vigili Urbani di Vittoria è categorico: L’obbligo scolastico, infatti, viene troppo spesso disatteso, soprattutto per la superficialità con cui viene ancora considerata la formazione scolastica anche da chi esercita la patria potestà”. La dispersione scolastica costituisce un gravissimo problema sociale e Vittoria è, da sempre,una delle città più esposte. Sembrerebbe una contraddizione, una città ricca con un fenomeno sociale così evidente. Ma è la storia di tutte le periferie urbane delle città ricche ove, negli anni, si sono riversate masse di sottoproletariato provenienti dalle aree limitrofe più degradate, oggi immigrati da altri Paesi. Non è che manca il lavoro, ma l’agricoltura specializzata ha bisogno di operai agricoli specializzati e nessuno, oggi, è disposto a pagare la manovalanza più di quanto vale sul mercato la manodopera di provenienza extracomunitaria. Si tratta di periferie disorganizzate, ove la povertà si sposa con la deprivazione economica e culturale, dove il disagio ambientale si tocca con mano. Lo Stato in queste periferie si vede solo in certe circostanze, quando ci sono retate contro la microcriminalità, durante le elezioni politiche ed amministrative, quando si devono rastrellare tasse e gabelle, comunque quando c’è da perseguire, oppure, cosa ancora più orrenda, quando il fenomeno è da studiare. Il lapsus freudiano in cui è incorso il comandante è già di per sé una risposta al problema: “…soprattutto per la superficialità con cui viene ancora considerata la formazione scolastica anche da chi esercita la patria potestà”. Questo “anche” dimostra che c’è un problema altrove, cioè nelle istituzioni che dovrebbero procurare di organizzare la vita civile e sociale secondo canoni ispirati alla Costituzione della Repubblica. Già perché prima dell’obbligo formativo, c’è il diritto di tutti i fanciulli ad avere assicurate le condizioni materiali per potere frequentare dignitosamente la scuola. Ma così non è. La Regione Sicilia ha impegnato nei giorni scorsi la ragionevole somma di 587 milioni di euro per la formazione professionale. Sono soldi che saranno spesi per mantenere in piedi il sistema clientelare più vergognoso d’Europa, a cui fanno riferimento senza distinzione di sesso, razza e appartenenza politica, tutti i novanta Baroni Deputati siciliani con l’intermediazione parassitaria di tutte le sigle sindacali. Un sistema assolutamente inutile ed improduttivo che mantiene oltre 22 mila dipendenti, impegnati (si fa per dire) per 3 o 4 mesi all’anno, per erogare una formazione assolutamente inutile per i giovani che la frequentano, ma utilissima a chi sulle clientele costruisce le proprie fortune politiche, con la connivenza più o meno palese di chi dovrebbe controllare e perseguire i reati, anche quelli contabili. Così nel catalogo della formazione professionale abbondano offerte formative per estetiste, pizzaioli, meccanici, elettricisti, di cui non si avverte assolutamente la necessità, infatti a monte non è prevista una attendibile analisi dei bisogni, perché nel caso esistesse bisognerebbe mandare a casa l’esercito di docenti in atto assunti (tutti con metodi assolutamente clientelari, tanto garantisce il sindacato!) i quali, come si dice dalle nostre parti, sono tutti “mastri di ‘na furma”, gente alla quale non è stata mai imposto l’obbligo di un pur minimo aggiornamento professionale. Nessuno si è chiesto finora che fine fa l’esercito di giovani diplomati da queste agenzie formative regionali. Anzi se lo è chiesto l’Assemblea Regionale Siciliana, la quale ha ordinato un’apposita inchiesta i cui risultati sono stati divulgati qualche mese fa. Ne è venuto fuori uno scandalo di cui si è occupata tutta la stampa nazionale. Ci si aspettava che il Governo assumesse in proposito un’iniziativa clamorosa. Invece è stato varato il solito programma formativo, forse anche peggiorato, ma, diversamente dal passato, ora al suo finanziamento non si provvederà con finanziamenti regionali, bensì con fondi comunitari. Così i 90 Baroni Deputati hanno trovato un escamotage degno di tanta arguzia sopraffina, con i soldi che dovrebbero servire, come si dice in questi giorni, alla “crescita”, invece si finanzia il proprio apparato clientelare, pronto per affrontare la prossima campagna elettorale. Mi ha detto un bambino: “Dopo che io devo fare questi due anni in più di scuola che faccio? Alla fine devo ritornare in campagna ad aiutare mio padre nelle serre. Tanto vale che ci vado subito”. A questa domanda dovrebbero dare una risposta coloro che predispongono le liste di proscrizione delle famiglie da trasmettere alla magistratura: presidi, provveditorato, burocrati e assessori comunali e comandanti di guardie, tutti colti da sindrome mediatica, tutti presenti quando il fenomeno è da studiare o da reprimere, assenti quando il problema è da risolvere. Ma già che il mondo sembra girare all’incontrario! Una volta c’erano quelli che denunciavano i problemi e quelli che i problemi dovevano risolverli. Oggi tutti denunciano qualcosa, è il tempo  degli specialisti della denuncia, in ogni caso spetta agli altri risolvere i problemi, il Comune rimanda alla Provincia, la Provincia  alla Regione, la Regione allo Stato, lo Stato alla Comunità Europea. Vi ricordate quelli che incitavano a “liquidare i liquidatori dell’ATO” per “manifesta inadeguatezza e incapacità amministrativa nella gestione dei rifiuti solidi urbani a livello provinciale….ogni giorno di permanenza di questo collegio dei liquidatori al vertice dell’Ato non può che produrre ulteriore danno”? Enzo Cilia, telenova del 23/12/2011. Bene, appena una parte del Collegio di dimise loro con un salto felino vi si intrufolarono, e  ora le cose si sono ribaltate. Secondo Salvatore Garofalo, attuale vicepresidente dell’Ato Ambiente di Ragusa: “E’ veramente penoso dovere constatare il fallimento… adesso c’è il timbro..c’è il bollo…quello che sapevamo da tempo adesso lo sappiamo ufficialmente…le ATO non si possono chiudere perché non ci sono i soldi…la Sicilia difatti è fallita”, E20Sicilia del 18/04/2012. Praticamente sentire questa minchiata ci è costato finora circa 4.000 euro, e siccome sembra che gli ATO dovranno chiudere improrogabilmente entro il prossimo 31 dicembre, spenderemo altri 10.000 euro per sentire qualche altra minchiata del genere. Intanto i rifiuti crescono nelle strade, e diventano montagne sotto il caldo afoso di questo 1° maggio. Certo che…tra il dire e il fare… di mezzo ci sono i rifiuti!

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