venerdì 7 settembre 2012

Caro amico ti scrivo...così mi distraggo un pò!

Ricevo da Turi Migliore e pubblico con vero piacere la seguente nota:
Giovanni,
scusami se pubblico qui tutta sta mappazza! L’avrei voluto fare a margine dei commenti nel tuo blog, ma non me l’ha fatto pubblicare  (Non accetta il codice antirobot che c’è da copiare!) .Mi dispiace prendermela con te che sei stato il miglior sindaco dell'ultimo mezzo secolo (e come sai, nel mio libro "Tuttapposto!" sei l'unico politico vittoriese ad esserne uscito indenne), ma non posso fare a meno di dirti: bisognava aspettare che Nicosia si dimettesse dal PD per dire FINALMENTE pane al pane e vino al vino? So bene la tua estraneità da tutti i giochini, ma vedo che ritieni insostituibile questo gioco malsano del "meno peggio", della serie: questo abbiamo di partito e questo dobbiamo bonificare. Senza questo meccanismo partigiano, il tuo sfogo sull'Amiu, tanto per fare un esempio e restare in tema, si sarebbe potuto fare prima, molto prima, quannu forsi ci putia aiutu. Ma soprattutto si sarebbero potute levare altre "penne libere" come te (ce ne fossero!).Invece c'è sempre stato il terrore di aprire critiche per non fare il gioco degli avversari politici e delle terribili "destre"! Personalmente credo che sia stata proprio questa codardia, questa prudenza da conservazione, questo vendere gli interessi della città a puri e semplici clan spacciati per partiti (Il percorso di Cicciaiello è esemplare), ha determinato la palude che oggi è la politica vittoriese e la sinistra in particolare. Sono cose dell'altro mondo! E che non si pensi riguardino solo gli interessati. E allora, se l'Amiu è la struttura più inquietante ed inefficiente che ci sia, se siamo l'unico comune della provincia che non prova neppure a fare finta di fare la raccolta differenziata; se le fumarole cancerose e tossiche continuano a squarciare il cielo impunemente, nella famigerata "fascia trasformata"; se per tutta l'estate le nostre strade extraurbane non sono riuscite a fare a meno di ospitare inauditi cumuli di munnezza putrescente e rifiuti pericolosi da mostrare in bella vista ai pochi turisti che passano da queste parti (e che fuggono solo dopo poche ore); se nessuna voce si è levata, 10 anni fa, nei confronti di quella vergognosa gara di cavalli per le vie della città, spacciata per Palio ma gestita da malavitosi che spadroneggiavano come sceriffi; se non esiste una vera e propria categoria di giornalisti locali ma solo "copincollisti" e lacché che altro non fanno che omettere o far finta di essersene dimenticati; se non si ha la lungimiranza per capire quanto si potrebbe fare in termini di turismo colto e qualitativo, solo se si riuscisse ad "agganciare" la città ed il territorio ad un fenomeno che è già mondiale da almeno un ventennio: il Cerasuolo di Vittoria. Se tutto ciò, e molto altro ancora, è accaduto o non è stato fatto, la colpa non è della politica della sinistra e del tuo partito in particolare che è stato sempre al timone? Cosa bisognerà fare allora, in futuro, per evitare di sbagliare ancora? (ma non c'è più tempo e ormai è troppo tardi) Cosa sarebbe giusto fare oggi? Quando dici che i partiti sono insostituibili mi muore il cuore! A Parma, ma pure a Mira (VE), a Sarego (VI), a Comacchio (RA), sono riusciti a cacciarli i partiti e ora stanno governando i cittadini. Ma lì c'è una società civile, a Vittoria, già la parola provoca un fremito di fastidio e a volte pure di repulsione.
 Facci caso, prova a pronunciare davanti ad un politico la parola "società civile", e vedrai che faccia farà, che espressione schifata sfodererà! Il meglio dei vittoriesi è fuggito, caro Giovanni, e sono rimasti solo le mediocrità, ed ora non ci si può lamentare se l'Amiu è diventata un covo (fosse solo l'Amiu!). Oggi come oggi,caro Giovanni, c'è da fare solo un gran lavoro distruttivo, per poi ovviamente ricostruire tutto ex novo. Ma per fare ciò è pur vero che servirebbero tanti operai, manovali, caricatori...e qui invece tutti vogliono fare gli ingegneri! Il declino è vicino.

Caro Turi,
 apprezzo le tue riflessioni, ma sui partiti credo che sia necessario ritornare a riflettere. Non si può governare senza i partiti in un paese democratico e, comunque, anche nelle dittature si fa sempre riferimento, oltre al leader, ad un partito. In pratica l’esercizio del governo fa sempre riferimento ad una azione organizzativa, espressione di gruppi di persone che esprimono bisogni o interessi da perseguire mediante l’uso di risorse immateriali e materiali, strumentali ai fini (la mission) che si vogliono perseguire. I partiti, dunque, sono delle organizzazioni che, in ossequio al dettame costituzionale, si pongono l’obiettivo del governo del Paese. Quando tu porti l’esempio di Parma, in effetti parli di organizzazioni nuove che si sono sostituite ad altre (i vecchi partiti). Queste organizzazioni dovranno, comunque, esprimere una mission, nominare dei dirigenti, indicare delle persone che dovranno assumere degli incarichi amministrativi. Faranno, cioè, tutto quello che fanno le organizzazioni e saranno, all’inizio, tutti duri e puri, tranne a scoprire, nel tempo, un Lusi o un Trota qualunque tra le loro fila. L’esempio della Lega Nord, l’organizzazione i cui dirigenti  rinnovavano il proprio orgoglio di purezza bagnandosi il capo alla foce del Po, ne è un esempio classico che, sicuramente, diverrà un caso da manuale in tutti i corsi di Scienza della Politica. Erano partiti sani e puri, sono finiti nella cloaca delle peggiori ruberie per fini personali, senza pagare fio. Altrettanto io ti posso portare un esempio, quello di Reggio Emilia, dove esistono 28 aziende speciali comunali che si occupano dei bisogni più svariati, dai bambini agli anziani, dai trasporti all’ambiente, e sono tutte aziende in attivo e nessun amministratore risulta indagato o rinviato a giudizio o condannato. C’è qualcosa, allora, che va oltre le forme organizzative e che tocca la sostanza, cioè gli uomini che compongono le organizzazioni, le loro qualità, la loro cultura, le loro aspirazioni, la loro storia personale e collettiva, cioè tutto ciò che si incide nel DNA di un popolo e  che, ad certo punto, anche a causa degli accidenti della Storia,può muoversi per un verso o per un altro. Ritengo utile suggerirti di leggere il libro di Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo,  che a mio avviso è esemplare nella spiegazione dei fenomeni che portano alla formazione delle dittature o, comunque, di tutte quelle forme di organizzazioni politiche che confluiscono in forme estreme e distruttive. Ti suggerisco, altresì, di leggere il bellissimo volume di Amitai Etzioni, Organizzazioni e Società, il quale descrivendo la storia dell’operaio divenuto Segretario Generale del Partito Socialista Francese, alla fine dell’ottocento, espone in modo davvero suggestivo e scientifico il funzionamento delle organizzazioni ed in particolare delle organizzazioni politiche. Se lo vorrai, dopo queste letture, sarà veramente gradito per me potere approfondirne con te i contenuti e chissà, una buona volta, di poterci ritrovare d’accordo.Ti abbraccio con tanta stima.

3 commenti:

  1. Avrei dovuto scrivere "questi partiti", mentre ho scritto solo "i partiti", ma preciso che non sono per l'abolizione, quanto per la rifondazione. Ma non limitandosi a scriverlo nel simbolo, ma gettando all'aria simboli, ideologie inservibili, segretari, presidenti, teorici, faccendieri, amici degli amici, vasa-vasa, parametri di valutazione; insomma un punto e a capo! Non è facile, Giovanni, non ammettere la decomposizione dei partiti. Ormai è sotto gli occhi di tutti, sono prodotti scaduti, pericolosi per chi volesse accedervi, persino diseducativi verso le nuove generazioni: una vera iattura, un marchingegno da buttare. Tu dici che è una questione di individui, e allora ti chiedo: se sul marchingegno spompato ci mettiamo il miglior pilota...chessò, Alonso, dici che quello ce la fa a portare al traguardo il marchingegno fuso? Io penso che bisogna abbandonare i partiti decomposti, e reinventarne di nuovi, esattamente quello che avrebbe dovuto fare il Pci all'indomani della caduta del muro, chiudendo con il marxismo-leninismo, ma senza però gettarsi nelle mani della moderazione e negli stessi identici progetti della democrazia cristiana di degasperiana memoria. Normalmente, per realizzare una rifondazione del ceto dirigente, serve una rivoluzione, ma si sa, gli italiani non hanno l'indole per le rivoluzioni (tanto meno i popoli meridionali), per cui, anziché abbatterli, si può tentare di costruire un contenitore (e non è male quello costruito da Grillo)dove far convergere i consensi venuti meno ai partiti, chiudendogli l'ossigeno, tale da farli rinsecchire sotto il sole cocente della terza Repubblica. Il dopo sarà il salto nel buio, tipico dei temerari, di quegli italiani che sono stati idealmente di sinistra ma che non vogliono morire democristiani. Visto che la sinistra non ha fatto il suo dovere, tradendo in innumerevoli circostanze storiche, oggi siamo costretti al tutto per tutto, e persino ad una deriva autoritaria. In quel caso ce la giocheremo, con coraggio e onore, giusto per mettere un po' di punti fermi in questo strano Paese ... e soprattutto prima che mi mettano il pannolone!

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    1. Concordo con te sulla necessità di una rifondazione dei partiti, ma su Grillo non ci scommetto, come comico mi è bastato Berlusconi!

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  2. Giovanni, scusami, dimenticavo i saluti finali e ...ricambio la stima. Alla prossima chiacchierata.

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