venerdì 14 settembre 2012

Quelle torture sui gatti, un brutto segno!


Si è levato un coro di indignazione alla notizia riguardante le sevizie consumate ai danni di due gattini, ne abbiamo parlato pure con Giovanna Cascone nel corso della rassegna stampa di EventiSicilia. Ma l’argomento merita un approfondimento, poiché fenomeni di questa natura, sommati ad altre violenze di cui la stampa si occupa ormai quotidianamente, contro i disabili, contro le donne, contro i diversi di ogni genere, testimoniano il fatto che nel territorio si sta verificando un angoscioso aumento dell’aggressività. Occorre premettere che l’aggressività è connaturata nell’individuo, addirittura Konrad Lorenz la definisce come un aspetto positivo dell’indole umana a presidio della propria conservazione, necessaria per garantirsi l’accoppiamento e provvedere alle funzioni vitali. Lo stesso Freud la considera una pulsione innata alla stessa stregua della pulsione sessuale. Il male, dunque, esiste ed è segnato nel nostro patrimonio genetico, è un’azione che presiede i nostri bisogni fondamentali. Così, il dolore (il male) ci avverte di un pericolo per la vita, il piacere (il bene) ci spinge alle azioni che presidiano e sviluppano la vita come il mangiare, il dormire, l’accoppiarsi. L’uomo, però, da animale dotato di cultura, attraverso il processo di civilizzazione, non solo ha trovato il modo di soddisfare i propri bisogni fondamentali mediante l’adozione di strategie sempre più sofisticate, ma ha pure concepito nuove forme di espressione del piacere e del dolore fino a rendere ambiguo il discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male, fino a pervenire ad un processo di fascinazione del male che è andato oltre il male “necessario”. La guerra è la massima espressione del male, ma la “cultura” in ogni epoca l’ha presentata come “male necessario” per la convivenza civile, fino alla degenerazione estrema dello sterminio. Così i romani la ritenevano essenziale per il mantenimento della pace (si vis pacem, para bellum), oggi la si definisce semplicemente “missione di pace”, cancellando così del tutto il residuo di “male” insito nell’azione di guerra, con il risultato che uccidere per la pace trapassa dal genere “male” al genere “bene”. Esempio di tale degenerazione sono i videogames ove si uccide, certamente per la pace, che possono liberamente essere utilizzati anche dai bambini, maschi e femmine, perché le bambine, in questi giochi, inzuppate di tritolo, si fanno esplodere per la causa. Siamo pervenuti, dunque, ad una degenerazione dei valori che per millenni hanno presidiato la convivenza civile, ciò che il sociologo Zygmunt Bauman definisce come passaggio dalla società solida alla società liquida, un mondo, cioè, che vede la trasformazione delle persone da produttori a consumatori, dove l’esclusione sociale non si misura più per la propria estraneità dal mondo produttivo, ma per la non appartenenza alla modernità intesa come capacità di consumare. L’aumento del sentimento della frustrazione, così, a causa della perdita di sicurezza, costringe sempre più persone ad adeguarsi alle abitudini di taluni gruppi, considerati emergenti, secondo un processo di omologazione e di assorbimento di modelli culturali, di usi e di consuetudini che in un determinato momento storico caratterizzano il contesto sociale di riferimento, anche a causa della svalutazione del senso critico individuale e collettivo.

Ritornando al problema dell’aggressività sociale, dunque, non possiamo non rilevare come i comportamenti pubblici non possono non ispirarsi alla pratica del rigore etico, rigore che non può essere confuso con la semplice persecuzione dei reati, essendo necessario, invece, un comportamento che serva e si proponga da esempio, perché per questo motivo si è chiamati a svolgere la funzione pubblica. Pertanto, l’assunzione in una pubblica amministrazione di un proprio cliente politico al posto di un cittadino che ne ha diritto, l’uso spregiudicato del denaro pubblico per scopi non propri essenziali alla collettività, il venire meno agli obblighi assunti solennemente al cospetto dei cittadini quale quello di mantenere pulita la città e di garantire il funzionamento dei servizi per i bambini, gli anziani e i disabili, a fronte, invece, di spese per consulenti ed amministratori incapaci ed inconcludenti, costituisce una delle cause, se non la più importante, sulla quale si fonda la degenerazione dei comportamenti sociali. Altrettanto è il farsi merito di non pagare le tasse, il parcheggio nelle aree vietate, omettere di denunciare il pizzo, aggredire una persona anziana per puro compiacimento. L’aggressività nella società è, perciò, come il colesterolo nel sangue, alla giusta dose fa bene all’organismo, oltre quella misura è una minaccia per la vita. Il medico, in questo caso, consiglia una moderazione nell’assunzione di cibo e una vita ispirata alla pratica sportiva per mantenere il colesterolo ai giusti livelli. Nella pratica sociale occorre dare il buon esempio e comportarsi di conseguenza. Bene, dunque, l’indignazione per una pratica atroce contro gli animali innocenti, ma credo che sia altrettanto necessario testimoniare ogni giorno l’amore per gli animali, per l’ambiente, per la vita attraverso comportamenti privati e pubblici ispirati al buon senso e al rispetto dei diritti di tutti.

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