martedì 1 febbraio 2022

Morire di lavoro, non si deve.

Ha destato grande cordoglio la morte del giovane studente diciottenne mentre sperimentava il lavoro nel corso di uno stage in un’azienda privata. Altrettanto cordoglio e commozione ha suscitato la morte di un giovane precipitato, non si sa come, in una grande vasca di raccolta dell’acqua per l’irrigazione nei pressi di Acate appena qualche giorno fa. Il susseguirsi di questi infortuni che ha raggiunto un numero da bollettino di guerra nel corso del 2021, ben 1404, pone la necessità di un intervento urgente del governo con misure di contrasto al fenomeno di carattere straordinario. I dati mettono in risalto il fatto che la maggior parte degli infortuni riguardano le piccole e medie imprese, mentre nella grande impresa il fenomeno è quasi irrisorio. Gli infortuni si verificano di più al Sud e meno al Nord. I settori dove si registrano più infortuni riguardano l’agricoltura con il 30,22% del totale, l’edilizia con il 15%, l’autotrasporto con il 10,75%. Di questi molti lavoratori hanno oltre 60 anni, ma ci sono anche moltissimi ventenni, gli anziani pagano la durezza delle condizioni di lavoro, i giovani soprattutto la loro inesperienza. Questo quadro della situazione ci racconta che la maggiore vulnerabilità del sistema della sicurezza si registra soprattutto nelle imprese medio piccole dove più carente è il sistema organizzativo e dove l'attività sconta l'improvvisazione di imprenditori scarsamente professionalizzati a fronte di una complessità produttiva che reclama conoscenze e capacità organizzative. Non bastano solo i capitali per fare impresa, occorre anche competenza ed un certo livello di specializzazione. Queste carenze si notano a ben vedere nel settore delle costruzioni dove 9 imprese su 10 di quelle controllate risultano non in regola, ma anche in agricoltura la situazione non è certo migliore. Non è un problema di norme sulla sicurezza , il Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro raccoglie tutte le direttive europee e costituisce una normativa d'avanguardia, il problema attiene quasi esclusivamente al modo come si esercita l'attivitá d'impresa in questo Paese e al sistema dei controlli. Sarebbe quanto mai opportuno operare una rivoluzione nel sistema assicurativo-previdenziale ponendo a carico della collettività gli oneri della sicurezza per le piccole e piccolissime imprese, accorpando alcuni grandi Istituti, l’INPS, l’INAIL e l’Ispettorato del Lavoro, per realizzare economie, aumentare l’efficienza sia nel momento di raccolta degli oneri finanziari, sia nel momento della prevenzione e del controllo potendo disporre di una maggiore quantità di personale disponibile, e anche per investire in formazione cominciando ad abituare tutti i cittadini, fin da bambini, a coltivare l’attenzione per la propria sicurezza. Un discorso a parte meriterebbe il modo in cui regolare l’attività d’impresa in questo Paese.


 

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